[Giro di Jogs] Il DJ (Canto X remix)
Ognuno di noi, prima di essere un DJ, è soprattutto un uomo. Troppo spesso sembriamo infatti scordarci che dietro l’altisonante figura del Disc Jockey, dietro quella facciata mediatica costruita ad opera d’arte da agenti, promoters, labels e quant’altro, si celano normalissime e comunissime persone, persone vere. Partendo dal numero uno in classifica su Beatport, fino all’ultimo arrivato nell’industria, qualsiasi DJ sarà sempre e comunque una possibile “preda”di tutti quei vizi e difetti che da sempre caratterizzano l’essere umano.
Questo preambolo ovviamente spiega il motivo, del perchè, specialmente nel nostro panorama lavorativo, non sia raro imbattersi in individui che potrebbero tranquillamente lavorare come Resident nei migliori clubs di qualche girone dantesco. Invidia, pigrizia, falsità, questi sono solo alcuni dei vizi che ormai da tempo attanagliano i DJ della penisola, e non solo. Tuttavia, il vizio sulla quale ci soffermeremo oggi svetta imperterrito sopra tutti gli altri , e , personalmente, continuo a riscontrarlo in tutto il globo….la superbia.
Ultimamente infatti, la maggior parte dei DJ in circolazione sembra essere dotata di una strana varietà di cuffie isolanti, talmente avanzate, che incredibilmente riescono a “filtrare” ogni frequenza che somigli anche solo lontanamente al suono di una critica. Pare inoltre, che queste speciali cuffie siano vendute in bundle, dato che molto spesso vengono accompagnate da un metaforico “microfono” che il DJ predilige utilizzare per criticare a sua volta i suoi “amati” colleghi, e ovviamente, per decantare le proprie lodi.
Insomma, volendo parlare chiaro, il DJ “medio” dei nostri giorni, pecca appunto di superbia. Troppo spesso è infatti vanitoso, saccente e accompagnato fin dall’inizio della sua carriera da un patetico senso di superiorità verso i propri colleghi, che, da un lato lo rende particolarmente suscettibile a qualsiasi forma di critica o suggerimento, mentre dall’altro, sembra donargli il diritto di criticare -o peggio ancora, consigliare senza nessuna cognizione di causa- spudoratamente e con ipocrisia, qualsiasi altro DJ che incroci il suo cammino.
Provate infatti a “recapitare” un qualsiasi tipo di critica, anche di tipo costruttiva, ad un DJ; la maggior parte delle volte verrete tacciati d’incompetenza, semplicemente ignorati, e mal che vada, direttamente mandati a quel paese. La veemenza della reazione, verrà poi amplificata per il numero di anni per la quale il DJ in questione è stato in attività. Col passare del tempo, quest’ultimo riesce a convincersi profondamente che il suo metodo di mixaggio e che la sua tecnica siano doni supremi ricevuti da qualche divinità amante della vita notturna e che tutto sia ormai dovuto, non capendo dunque, che specialmente in questo settore, la necessità di reinventarsi e mantenersi al passo coi tempi è imperiosa, e che vi sarà sempre qualcosa di nuovo imparare. A riprova di quanto già detto, è sufficiente seguire anche solo per pochi mesi il Twitter -non la pagina facebook, che è invece solita essere moltoooo meno spontanea- di qualche DJProducer di spicco. Sarete sorpresi nello scoprire che molti di loro sono dei veri e proprio palloni gonfiati, con un atteggiamento a dir poco negativo verso tutto ciò che non sia relazionato con il loro immenso ego, e molto spesso, anche con i fans. Non posso fare nomi direttamente, ma scrivo solo per esperienza personale e concreta, dato che spesso mi trovo a discutere, anche abbastanza animatamente, con molti di questi soggetti…(dopo tweets come “Mi sono appena scaccolato…dedico la mia caccola ad i miei fans” o “Oh no…un fans in meno…non me ne fotte niente” onestamente cominciano pure un pò a girare).
Altre volte invece, la “variabile” utilizzata per “giustificare” un eventuale reazione scortese ad una critica, è semplicemente quella della più ignobile e mera ignoranza -che ahimè, sembra trovare nel DJ il suo habitat naturale- o, nei casi del DJ più giovane, quella della sfacciataggine più assoluta.Volendoci soffermare specialmente sull’ultima tipologia di caso, è ormai palese che qualcosa sia andato storto durante la “creazione” di quest’ultima generazione di DJ. Onestamente non saprei dire se la colpa debba essere attribuita a la nuova ondata di popolarità ed attenzione mediatica che questa professione è riuscita a catalizzare grazie al rinnovato “sdoganamento” della musica EDM -che ormai è presente in quasi tutte le charts Pop mondiali- oppure al semplice fatto che grazie alle nuove tecnologie, le consolle di clubs anche medio-grandi possano essere affidate a persone immature ed acerbe -spesso non solo in senso artistico, ma anche umanamente-, ma sta di fatto, che ormai trovare un DJ ad inizio carriera, con un atteggiamento sinceramente umile, è davvero difficile. Bastano solo pochi mesi, magari un sistema DVS, e la maggior parte dei neofiti si sentiranno già in diritto ed in dovere, di dare lumi su come mixare con un giradischi….ovviamente, senza mai aver toccato od utilizzato un vinile che non abbia come unico suono, quello del timecode. Le cose poi peggiorano ulteriormente non appena il “pivellino” comincia a suonare in qualche “serata”; a partire da quel momento, quest’ultimo si sentirà matematicamente parte della categoria “veteran DJ” ed inizierà a comportarsi come se fosse un vecchio ed esperto navigatore di consolles…ovviamente elargendo consigli -che magari aveva sentito da Ellaskins giusto 3 mesi prima- a destra e a manca ed a narrare di serate “epiche” con centinaia di persone -leggasi: squallidi diciottesimi, feste in pubs di serie B, aperture in orari da prima serata…e così via-
Sull’altro lato della medaglia, come già accennato, troviamo invece un altro problema, ovvero il fatto che ogni appiglio o minimo dettaglio utile, siano abilmente sfruttati e captati dal DJ per “sputtanare” un malcapitato collega. Non appena si entra in una discoteca, è ad esempio semplicissimo “scannerizzare” l’area circostante e capire in pochi attimi quanti altri DJ siano presenti in sala; di solito si raggruppano “appollaiati” come avvoltoi accanto alla booth, pronti, non appena il sincro delle casse sfaserà di un puffosecondo, a gridare al sacrilegio. Una volta accesa la miccia, si parte dunque dal genere di musica che il malcapitato collega suona -che tra l’altro, per me è il tipo di critica più inutile che possa esistere, dato che la bellezza della musica, risiede nell’orecchio di chi ascolta- la tecnica utilizzata per mixare, e per terminare in bellezza, con una critica che non può mai mancare, ovvero quella che verte sul setup ed il tipo di consolle utilizzata -che verrà sempre e comunque considerata o da principiante, oppure classificata come reperto archeologico- .
Insomma, questa mia amata professione sembra ormai essere caduta in un circolo vizioso; tutti sembrano avere un qualcosa sulla quale criticare e sulla quale sfogare le proprie frustrazioni, e questo fa sì che nessuno abbia voglia di ascoltare o di distinguire tra le critiche giuste e reali e quelle invece maturate per semplice “ripicca”. Alla fine dunque, i veri suggerimenti ed i consigli utili diventano solo piccole gocce, in una mare dove nessuno presta più attenzione, e questo alla lunga finisce per “impantanare” la crescita tecnica ed artistica del DJ, che tende a compensare eventuali lacune, “crogiolandosi” in vani complimenti e svilendo le qualità altrui. In questo industria permeata di negatività e con un clima così “ostile”, risulta dunque difficile per un DJ, esperto o inesperto che esso sia, confrontarsi o collaborare realmente e lealmente con altri colleghi e realtà. Forse è anche per questo, che la nostra categoria, non è mai riuscita a “compattarsi” ed a creare un vero e proprio fronte comune, come è gia successo in altre professioni…ma di questo parleremo nel prossimo articolo.
grazie….
Parole sante.
C’è sempre da imparare qualcosa di nuovo dagli altri, se uno si mette in testa che quello che fa è sempre giusto e perfetto e quello che fanno gli altri è sbagliato non crescerà mai, nè professionalmente nè mentalmente