[Tutorial] Impostare i livelli nella catena audio
Il nostro attivissimo utente Luigi_67 continua ad alimentare il nostro forum di informazioni tecniche importantissime per noi Dj. Impostare i giusti livelli nella nostra catena audio ci permette di avere la massima qualità possibile dal nostro impianto proteggendo al tempo stesso tutti i dispositivi che lo compongono (timpani compresi). Ecco il suo interessantissimo post che fa parte di questo thread:
Proseguo oggi nel complesso e variegato mondo dell’amplificazione, parlando di un argomento tutto sommato semplice ma spesso ignorato, che ha un impatto notevole sulle prestazioni di un impianto: la regolazione dei livelli del segnale nelle singole componenti della catena audio.
L’obiettivo di una regolazione ben fatta è quella di mandare allo stadio finale dell’amplificatore un segnale che abbia una ampiezza adeguata, con un rapporto segnale/rumore ottimale e, soprattutto, che abbia una percentuale di distorsione più bassa possibile… in poche parole un segnale perfetto. Badate che non stiamo parlando di qualità del segnale intesa come contenuto audio, ma come livello.
L’errore che spesso vedo fare è che i v-meter dei mixer e delle altre apparecchiature vengono fatti lavorare costantemente sul rosso, spesso al massimo della scala adducendo la giustificazione “così suona più forte e la musica spacca…” si, spacca sicuramente i timpani e i driver dei diffusori!!!
Per chiarire i concetti, utilizzerò un esempio pratico:
Abbiamo il nostro bel cdj collegato al mixer, che a sua volta è collegato ad un finale di potenza. Innanzitutto occorre partire dall’inizio della catena: la prima regolazione che abbiamo disponibile è il gain del canale del mixer su cui stiamo lavorando. Se abbiamo a disposizione un v-meter sul singolo canale, è opportuno regolare il gain in modo che i picchi superino di poco gli 0 dB e non vadano oltre i +3 dB anche se il v-meter arriva a +14 di fondo scala. Perchè tenersi così bassi? Per il semplice motivo che un segnale a 0 dB ci darà una “riserva di potenza” chiamata anche headroom in caso fosse necessario.
L’esempio classico è l’intervento sull’equalizzatore del mixer: alzando ad esempio i medi a +6 dB, mi ritroverò sul master un segnale che potrebbe presentare dei picchi elevati su quella particolare gamma di frequenza: se ho riserva il segnale, seppur elevato, esce senza distorsione.
Molti di voi avranno notato ad esempio che in fase di mix, spesso i bassi di due brani si sommano e si sentono male… questo accade quando i segnali, sommandosi, raggiungono in uscita livelli che vanno al limite della saturazione del mixer.
Una regolazione fine poi va fatta un ad orecchio in quanto ciascun mixer è diverso dall’altro e mentre alcuni riescono a gestire al loro interno segnali di ampiezza elevata, altri potrebbero avere delle difficoltà, con ovvie conseguenze sul risultato finale.
Il passo successivo è la regolazione del “rubinetto principale” cioè del master del mixer.
In questo caso non si scappa: con 0 dB chiediamo all’amplificatore la potenza rms, con +3 dB gli chiediamo la potenza massima, con +6 chiediamo quella di picco, che come dice il termine, deve essere un picco e non la norma.
A 0 dB l’amplificatore ha una buona headroom a disposizione ed è quindi in grado di gestire picchi elevati di segnale. Vi ricordo che 3 dB corrispondono un raddoppio della potenza di uscita e dato che a questi livelli in genere siamo già belli alti, occorre fare molta attenzione.
A +3 dB l’amplificatore ci sta dando il massimo della sua potenza con una distorsione ancora accettabile: anche i diffusori stanno lavorando al massimo ma ancora nella zona tollerabile.
A +6 dB l’amplificatore sta andando oltre le sue possibilità! Ci sono amplificatori robusti che riescono ad avere un minimo di riserva per gestire i picchi senza pericolo ed amplificatori più economici che a questo punto si “siedono” e tirano fuori una bella onda quadra, mortale per le bobine dei driver dei diffusori. Questo accade quando l’ampiezza teorica in Volt picco picco del segnale amplificato superera il valore della massima tensione di alimentazione disponibile sui transistor finali. E’ ovvio che un amplificatore non può erogare una tensione più alta di quella che lo alimenta ed il risultato è lo “spianamento” della cresta d’onda. Questo spianamento è in pratica una corrente continua che ha effetti devastanti sulle bobine dei driver dei diffusori. In molti casi essi si bruciano per questo motivo anche se erano da 2 kW e l’amplificatore da 100 W. In genere gli amplificatori di un certo livello hanno delle protezioni che intervengono quando il valore di questo evento supera una soglia prestabilita proprio per evitare danni ai driver e all’amplificatore stesso. Ciò non toglie che questa situazione sia assolutamente da evitare.
Siamo ormai arrivati all’amplificatore di potenza. Esso in genere ha delle regolazioni che costituiscono un ultimo filtro prima dei finali veri e propri. E’ da precisare che essi non amplificano il segnale ma si limitano solo ad attenuarlo. La tentazione sarebbe quindi di metterli al massimo aprendo quindi la strada al segnale, ma anche qui è opportuno non esagerare. L’ideale sarebbe non superare i 3/4 della corsa: in questo modo anche se dal mixer arriva qualche picco che andasse oltre i +6 dB, l’amplificatore lavorerebbe comunque in sicurezza.
Ultima parentesi: abbiamo regolato alla perfezione il nostro impianto.Ma sul più bello arriva la sorella della festeggiata che acchiappa il microfono per fare gli auguri e ci strilla dentro con la sua bellissima voce cristallina da 150 dB e, spostandosi, manda anche in larsen il sistema… Come evitare di distruggere i timpani dei presenti e il nostro prezioso impianto? Ci viene in aiuto uno strumento chiamato limiter: questo, interposto generalmente tra mixer e amplificatore finale, ha la funzione di far si che il segnale non superi mai una soglia impostata. Tale intervento avviene riducendo/comprimendo la dinamica del segnale stesso. Ad esempio, superato il valore di soglia (Threshold), ad una variazione del segnale di 10 dB, potremmo trovarci in uscita solo 2 dB. Questo strumento, poco utilizzato dal Dj itinerante, diventa indispensabile nel caso di impianti con grosse potenze in gioco, per evitare che picchi non controllati possano fare danni di migliaia di euro. Alcuni diffusori attivi ne hanno incorporato all’interno.
Ed infine: tenete sempre d’occhio gli indicatori di clip presenti sugli amplificatori: con il loro comportamento possono dare una indicazione rapida ma precisa delle condizioni di lavoro del nostro impianto.
Spero come sempre di essere stato utile.
Luigi
Ottimo Luigi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
queste si che sono cose da far capire ai novelli e purtroppo, anche spesso ai dj “esperti”