[Tutorial] Come scegliere e come usare un Mixer per Dj
Se ne possono trovare di ogni forma e colore, si differenziano per qualità audio, numero canali, target designato, funzioni e tantissimo altro, ma la verità rimarra sempre una sola; Il mixer, è il vero e proprio cuore di ogni setup da Dj, la sala comandi di ognuno di noi appassionati. Tuttavia, proprio come nessun “capitano” riuscirebbe a comandare la sua nave senza trovarsi a suo agio nella sua cabina di controllo o senza conoscerla a fondo, nessun Dj riuscirebbe ad eseguire i suoi mixes , dimostrare il suo vero talento o dare forma ai suoi sets senza avere a fianco il suo fidato mixer, scelto su misura. Che voi siate ancora dei bedroom Dj interessati all’acquisto di un semplice 2 canali o un gestore in procinto di spendere migliaia di Euro per potersi portare a casa -o in discoteca- l’ultimo e più tecnologico mixer a 4 canali, Webdeejay cercherà oggi di darvi una mano nella scelta del vostro acquisto. Enjoy..
Canali
La prima scelta da fare è a nostro avviso quella di scegliere il numero di canali Audio alla quale siamo interessati. Un “canale” -in termini di audio- può essere brevemente descritto come quella sezione del mixer dove vi è presente un entrata -o anche “input”- tramite la quale il segnale Audio entra all’interno del mixer e può essere manipolato in vari modi-volume, equalizzazione, etc-. Traducendo il tutto in “soldoni” e portando tale conoscenza ad un livello pratico, possiamo capire come il numero di canali a nostra disposizione, vada ad influire sul numero di sorgenti audio che potremo collegare al nostro Mixer.
Prendiamo come esempio uno dei tanti mixer a due canali presenti sul mercato, in particolare il BEHRINGER Vmx 200 -usato da molti principianti dato il prezzo relativamente basso-.
Come possiamo notare nei riquadri rossi, le entrate disponibili, essendo questo un mixer a 2 canali, sono appunto 2. In queste due entrate, potremo collegare tramite gli appositi cavi Rca, due sorgenti Audio. Queste sorgenti audio potranno ad esempio essere qualsiasi tipo di Cdj (o scheda audio) -che collegheremo nell’entrata “Line“- o Giradischi -che collegheremo nell’entrata Phono-.
Come già spiegato in precedenza, i due segnali che entreranno nei nostri canali 1 e 2 -o A e B ad esempio- potranno poi essere manipolati tramite i vari comandi disponibili sul mixer in questione. Alcuni dei comandi basilari che possono essere trovati sul 99.9% dei mixer in commercio sono ad esempio la regolazione del volume, controllo a 3 bande sull’equalizzazione ed il controllo sul gain.
La più ricorrente immagine che salta in mente quando si pensa ad un Dj, altro che non può essere che il mixer, circondato da entrambi i lati da un giradischi -oppure da un Cdj-. Questo tipico setup, che sfrutta appunto due canali, risulta essere effettivo se si ha la semplice necessità di dover effettuare un missaggio “comune”, basato esclusivamente sull’utilizzo di due tracce. Questo tipo di approccio trova ovviamente nei suoi punti di forza i seguenti fattori:
-Meno fronzoli e più sostanza -ovvero, di solito niente effetti o microfono, ed un focus maggiormente imprintato sulla musica e sul missaggio tradizionale
-Semplicità di trasporto
– Di solito il costo
Tutto questo potrebbe sembrare più che sufficiente all’occhio del profano, tuttavia, potrebbero presentarsi occasioni e circostanze nella quale 2 canali potrebbero non bastare.
Alcuni esempi potrebbero essere:
-La volontà di usare più di 2 giradischi o 2 Cdj – o qualsiasi altra forma di sorgente Audio-. Col passare del tempo e con l’aumentare della propria bravura e creatività, si potrebbe presentare la necessità o la volontà di voler mixare più di 2 tracce nello stesso momento, oppure di effettuare qualsiasi altra tecnica che richieda un numero maggiore di canali. Si potrebbe ad esempio utilizzare i primi due decks per effettuare un mixaggio “standard” ed usare invece i deck 3 e 4 per lanciare samples, hot-cues etc.
-La presenza in console di più di un Dj. Questo è di solito un esempio riscontrabile in molte discoteche, dove vari Dj prestabiliscono “turni” e si danno il cambio durante la serata. Il problema in questo scenario risiede nel fatto che un certo Dj potrebbe essere abituato, o comunque abbia preferenza, ad utilizzare 2 giradischi mentre il secondo Dj abbia invece preferenza ad utilizzare due Cdj oppure il proprio software di mixaggio digitale. Viene ovvio capire che sarebbe a dir poco inopportuno e impraticabile durante un accesa serata, smontare e ri-montare giradischi, Cdj o schede audio, a seconda del Dj presente in console; per questo motivo, un mixer equipaggiato con un maggiore numero di canali, permetterebbe di mantenere collegati 2 Cdj e 2 giradischi allo stesso tempo -o anche di più a seconda dei canali e delle necessità-.
-Necessità di avere un maggior numero di ingressi microfonici per speakers, Mc’s, Pr etc. Anche se di solito molti Dj preferiscono parlare con la loro musica piuttosto che magari usare il microfono in maniera inopportuna, invadente e spesso anche ridicola, potrebbero presentarsi delle situazioni dove potrebbe essere richiesta una certa “presenza” a livello vocale. Alcune volte tale situazione può essere rappresentata dalla necessità di avere un Pr o comunque una figura che “agiti” la folla e che ringrazi i vari presenti -come ad esempio succede in discoteca- oppure semplicemente quella di avere un vero e proprio cantante o vocalist che possa esibirsi ed “accompagnarci” sopra pezzi strumentali etc.
Ins and Outs
Innegabilmente, avere diverse opzioni disponibili comporta inevitabilmente ad un costo; tuttavia, la mancanza di esse , alla fine, risulterà avere un costo maggiore! Per questo motivo, durante la scelta del proprio mixer, sarebbe ideale cercare di far ricadere la propria scelta su un mixer che abbondi di diversi Ins and Outs. Abbiamo dunque deciso di racchiudere ed evidenziare nell’immagine riportata qui sopra -il pannello posteriore di un Djm 800- alcune delle diverse opzioni disponibili:
-Ovviamente per quanto riguarda i canali -non evidenziati nell’immagini-, su almeno 4 canali, di solito bisognerebbe trovare almeno 3 phono inputs.
– La sezione evidenziata in arancione ci mostra il master output in formato Rca -sempre utile anche solo per allenarsi a casa con impianti che non sfruttano connessioni XLR- e l’uscita Rec, la quale può essere utilizzata per registrare i propri mixati.
– La sezione evidenziata in viola mostra invece l’ uscita bilanciata su XLR che ogni mixer, che dovrà essere sfruttato in combinazione con un impianto “importante” dovrebbe avere.
– La sezione evidenziata in verde racchiude il booth output, che ci permette di collegare le nostre casse spie al mixer ed avere il controllo sul loro volume.
– La sezione evidenziata in blu mostra il SendReturn, il quale utilizzo verrà spiegato più avanti in questo stesso articolo.
– Infine, la sezione delimitata in rosso racchiude i digital inputs e il digital output. Questo tipo di connessione, anche se non molto utilizzata, può essere utilizzata per collegare Cdjs -ovviamente, Cdj adibiti per questo tipo di collegamento- al mixer, svolgendo la stessa funzione di un cavo Rca. Il digital output è anche conosciuto con il nome di S/PDIF. Non volendo entrare troppo nei dettagli, vi basti sapere che, il principale vantaggio di questo tipo di connessione viene principalmente semplificato in una maggiore fedeltà sonora rispetto al segnale originale; questo perchè non viene fatta alcuna conversione da digitale (segnale presente sul cd) ad analogico (sezione di ingresso del mixer) evitando errori di conversione e quindi aggiunta di rumore.
Dimensioni e trasportabilità
Altri fattori chiave da tenere a mente quando si parla di mixer sono le loro dimensioni ed il fattore trasportabilità. Un mixer di dimensioni ridotte, o ad esempio dalla forma più “allungata”, si adatta meglio ad essere utilizzato in un contesto di scratching grazie alla minore distanza presente tra i due giradischi -o Cdj- che permette allo scratcher una maggiore precisione ed una maggiore velocità di esecuzione.
Ovviamente viene semplice intuire che la nostra scelta dovrà essere bilanciata anche dallo spazio che abbiamo . Di solito nelle discoteche, che vengono progettate appositamente per “ospitare” setup importanti, lo spazio a disposizione non è un problema, tuttavia non si può dire lo stesso per piccoli club, pubs, bars o anche la propria casa. Sarebbe infatti a dir poco ridicolo comprarsi un mixer di dimensioni notevoli per poi ritrovarsi a mixare in “stile sardina” , cercando di bilanciare il tutto su un tavolo di dimensioni non proporzionate. Ultima cosa da tenere presente è lo spazio che il mixer “ruba” ad altra strumentazione; un mixer grande come una cabina di pilotaggio potrebbe anche effettivamente fare la sua figura, ma se poi si deve finire a mixare con un Ipod o col telefonino a causa della mancaza di spazio da dedicare a Cdj e piatti o magari “appendere” la propria scheda audio al di fuori della finestra…viene ovvio capire che il gioco non vale la candela.
L’ultimo fattore da considerare nell’equazione è quella legato alla trasportabilità. Se si ha necessità di spostarsi spesso, e di magari provvedere alla presenza del mixer stesso -come spesso accade nel mondo dei Mobile Djs- sarebbe opportuno considerare la possibilità di “sacrificare” qualche canale o qualche funzione in più per poter essere poi dotati di un mixer più leggero, e di più veloce “dispiegazione”. In alcune occasioni potrebbe anche non esservi la necessità di adoperare su più di due canali e di avere funzioni avanzatissime -come ad esempio nei pubs, matrimoni, festicciole etc- e presentarsi con un mixer più “grande” della serata stessa, potrebbe essere anche abbastanza inutile….oltre che dannoso per la vostra schiena.
EQ Range e Level Meter
Uno dei fattori forse più cruciali durante la scelta di un mixer, è probabilmente quello riguardante la qualità e l’ampiezza del raggio di azione dell’equalizzatore presente su di esso.
Il lavoro svolto dall’ equalizzatore, in un mixer destinato ad un target “Dj”, è quello di enfatizzare o diminuire la presenza di una certo range -o anche “fascia”- di frequenze audio. Di solito, almeno in un mixers per dj, tale equalizzatore viene chiamato “Equalizzatore a 3 bande” dato che influenza e lavora su 3 range di frequenze; le basse -Low-, le medie -Mid- ed infine le alte -High-. Intuire la sua utilità durante un mixaggio risulta dunque semplice, potremo infatti tramite esso dare piccoli “boost” alle frequenze da noi prescelte, in modo da enfatizzare un certo tipo di suono piuttosto che un altro. Allo stesso tempo, tramite l’equalizzatore potremo ad esempio dimuire alcune frequenze che magari contrastano con quelle del brano entrante. Per questo motivo, è sempre bene accertarsi che il mixer che stiamo per comprare abbia un equalizzatore che riesca ad effettivamente aumentare o diminuire il volume di certe frequenze.
Nell’immagine qui sopra, possiamo osservare l’equalizzatore a 3 bande presente sul mixer Denon DN-X1600. I numeretti presenti ai fianchi di ogni Knob ci indicano di quanti Db il nostro equalizzatore aumenterà o diminuirà il volume della frequenza prescelta. Come possiamo notare alla sinistra di ogni Knob, questo equalizzatore arriva a diminuire la frequenza prescelta di esattamente -∞; questo vuol dire che una volta girato verso sinistra, il volume delle frequenze da noi prescelte verrà diminuite di -infinito Db, dunque, eliminando totalmente tali frequenze dall’audio in uscita. Quando un equalizzatore è dotato della capacità di eliminare in maniera totale un certo range di frequenze, si dice che ha l’opzione di “full kill” o “full cut” su di esse. Guardando invece a destra di ogni knob, possiamo capire come l’equalizzatore, almeno sulle frequenze alte e medie, riesca ad aumentare il loro volume di +10Db.
Nella scelta del proprio mixer, è bene dunque cercare un mixer che abbia il più alto range d’azione possibile sulle frequenze -ovviamente, ancora meglio se è dotato di “full kill”-. Quest’ultimo ragionamento applicato sull’equalizzatore, è anche valido per il controllo del “gain”.
Un altra feature da sempre tenere in considerazione durante la scelta del proprio mixer è quello della lunghezza e precisione del suo Level meter. Il level meter, che di solito è costituito da vari Leds, altro non fa che monitorare l’ampiezza del segnale audio in ingresso nel canale. A seconda del suo livello, il level meter si illuminererà fino ad arrivare al segmento, il quale valore, numerico corrisponde all’ampiezza del segnale stesso. Per questo motivo, viene ovvio capire che maggiore è il numero di segmenti disponibili -o maggiore la lunghezza del level meter- e maggiore sarà la precisione di quest’ultimo, il quale potrà riportare un valore più accurato e vicino all’ampiezza del segnale audio -questo perchè minori sono i segmenti, è più alto sarà il range di valori che essi dovranno coprire e viceversa-.
Per concludere, un buon level meter deve essere reattivo ed essere capace di “aggiornare” i propri leds in maniera tempestiva, a seconda delle variazioni nel livello del segnale audio. In questo modo il Dj potrà sempre essere sicuro che le variazioni che esso compie tramite il gain o qualsiasi altro controllo, abbiano effetto, ed allo stesso tempo potrà essere sempre capace di monitorare la situazione.
Cross-Fader e Level-Fader
Possiamo certamente affermare che forse il Cross-fader non è propriamente utilizzato e sfruttato al massimo da tutti quei Dj inclini alla musica elettronica, genere di musica nella quale l’utilizzo dei level faders durante il mixaggio regna sovrano. Tuttavia, non si può certamente dire lo stesso per quanto riguarda il mondo dello scratch, quello della musica hip-hoprap e perchè no, anche pop; in questi casi di solito è invece il cross-fader a fare la parte da leone. Se si vuole anche solo pensare di cominciare la propria scalata nel mondo DMC, è bene dunque scegliere un mixer che abbia un cross-fader abbastanza “sharp” e che abbia una curva di taglio decisamente ripida. Alcuni esempi di tale cross-faders indicati specificatamente per lo scratch e per tagli veloci sono:
-L’Eternal, presente ad esempio sul mixer Ecler Hak 360
–L’Innofader, uno speciale cross-fader il quale può essere montato in maniera autonoma sulla maggior parte dei mixers in commercio.
Nel caso si prediliga il mixaggio di musica Elettronica, di solito è invece consigliabile comprare un mixer con dei Level-Faders di qualità -anche chiamati Volume Faders-. Quest’ultimi devono presentare una giusta “resistenza” sia in termini di “componentistica” sia in termini di “scorrimento”, in modo da permettere al Dj delle variazioni nel volume più precise. La lunghezza dei Level-Faders si aggira di solito dai 45mm ai 60mm; molti Dj preferiscono la seconda opzione dato che garantisce un maggiore spazio di manovra e dunque transizioni più lunghe, tuttavia, il tutto si risolve a seconda dei propri gusti personali.
Effetti
Un altra delle tante feature che è possibile trovare in ormai molti mixer di fascia medio-alta, è quello della presenza di almeno un effettiera interna. A patto di non farne abuso, un mixer equipaggiato con un ampia varietà di effetti è infatti indicato per tutti quei Dj che decidono di implementare nei propri set un pizzico di fantasia in più. Un effetto “ben piazzato” può spesso creare un risultato piacevole, capace di rendere interessanti alcune parti “morte” di una traccia, oppure dare quella mano in più per creare un mixaggio interessante durante la fase di transizione. Le “qualità” da ricercare durante la scelta di un mixer con un effettiera interna sono la presenza di un “DSP” -o Digital Signal Processor- capace di lavorare ad un sampling rate di 24bit96kHz, il quale garantirà una qualità audio notevole ad i vostri effetti. Ovviamente un effetto può suonare alle nostre orecchie in maniera perfetta, ma se non vi è la possibilità di “sincronizzarlo” a tempo con la traccia, il risultato sarà un suono alquanto cacofonico e confuso. A seconda del mixer, questo meccanismo di “syncing” può essere effettuato o in maniera automatica dal mixer, oppure tramite la mano “guida” del Dj, il quale provvederà -di solito tramite il tasto tap- a settare il Bpm sulla quale l’effetto dovrà lavorare.
Vi è da notare che molti mixer sono tuttavia sprovvisti di un effettiera interna; per questo motivo, se un Dj vorrà poter far uso di qualche effetto, dovrà necessariamente acquistare un effettiera esterna come ad esempio il Pioneer EFX500 -o EFX1000- ed il Korg Kaoss Pad. Prima di fare questo è tuttavia necessario assicurarsi che il proprio mixer sia effettivamente equipaggiato con il “SendReturn“, dato che senza di esso, non sarà possibile utilizzare la propria effettiera esterna in maniera corretta o sfruttare le sue potenzialità al massimo.
Sia in caso si faccia uso di un effettiera interna oppure di una esterna, la presenza di un meccanismo di “routing” degli effetti deve necessariamente essere presente. Questa feature ci permette infatti di “inserire” l’effetto da noi attivato, in uno qualsiasi dei canali a disposizione. In questa maniera l’effetto attivato andrà ad “influenzare” solo la sorgente audio da noi prescelta.
Funzioni Extra: Scheda Audio, Midi, Beat Counter etc
Con l’avanzare dei tempi, è stato inevitabile che anche la tecnologia implementata nella progettazione dei mixer si sia evoluta. Per questo motivo, oggigiorno è sempre più semplice trovare dei mixers dotati ed equipaggiati di varie funzioni che esulano dal semplice mixaggio.
Una delle features più “gettonate” durante gli ultimi anni, grazie anche al boom del digital djing, è sicuramente quella di inserire almeno una scheda audio di qualità all’interno del mixer, oppure quella di rendere il mixer stesso mappabile tramite il protocollo Midi. Inutile dire che spesso queste due funzioni vengono spesso accoppiate ed inserite entrambi, permettendo all’eventuale compratore di ritrovarsi tra le mani un ottimo e versatile strumento di mixaggio. Collegando infatti il mixer tramite porta Usb, si può interfacciare la scheda audio presente all’interno del mixer, con il prescelto software di digital mixing; allo stesso tempo, la possibilità di mappare i controlli fisici presenti nel mixer -legandoli dunque ai controlli virtuali presenti nel software- rende il Dj libero dal dover constantemente “lavorare” sulla tastiera del proprio computer.
Un altra feature, da sempre molto apprezzata dai Dj principianti, è quella del “Beat-Counter“. Descrivendolo in maniere semplici, il beat-counter altro non è che un semplice rilevatore di Bpm. Il Bpm rilevato viene poi di solito mostrato tramite indicazione sull’apposito schermo. Anche se a primo avviso tale funzione potrebbe sembrare “utile” per tutti coloro ai primi inizi, il beat-counter molto spesso crea più difficolta di quante ne possa creare l’utilizzo del proprio udito. Questo di solito avviene a causa dell’imprecisione ed approssimatezza dei rilevamenti generati dal Bpm counter, specialmente nei mixers di fascia medio-bassa, il quale inducono il Dj a concentrarsi maggiormente sui numeri e su astrusi calcoli matematici piuttosto che sul tempo.
Prezzo
Senza voler necessariamente scadere nel banale, possiamo dire che anche nel variegato mondo del mercato dei mixer, in linea di massima regna l’ormai universale regola del “Pagare moneta…vedere cammello!!”. Per chi non fosse propriamente a proprio agio con tale modo di dire, il tutto può essere riassunto -o “tradotto”- in “la qualità costa”. Ovviamente se siete alle prime armi sarebbe a dir poco inutile e controproduttivo spendere migliaia di Euro per il vostro primo Mixer, e lo stesso ragionamento devo essere considerato all’inverso se si è invece un DJ professionale; spendere poco per il vostro mixer sarebbe allo stesso modo “nocivo”.
Possiamo generalmente dire che un buon mixer per un principiante si possa aggirare intorno ai 200-250 euro; di solito a tale prezzo si possono già trovare delle features anche abbastanza elevate e di fattura più che discreta. Tuttavia è inutile accennare che ovviamente si avranno a disposizione molti meno “fronzoli” e l’usabilità generale del mixer sarà confinata nel reame del “necessario”.
Alcuni ottimi esempi di tali mixers che spesso consigliamo ad i più inesperti sono i seguenti:
Ad un prezzo a dir poco ultra competitivo -stiamo parlando di piu o meno 100-120 Euro- troviamo il mixer di fascia entry-level di casa Stanton, ovvero l‘M.212. Questo mixer a 2 canali – racchiude la vera essenza di un mixer per principianti, pochissime funzioni base -tutte quelle necessarie per un corretto mixaggio almeno-, una qualità componentistica e sonora discreta, un Eq a 3 bande con un buon range di azione, un canale microfonico con un Eq a 2 bande dedicato, fader start etc. A nostro avviso, in questa facia di prezzo così bassa, è onestamente arduo poter trovare qualcosa di migliore.
Il Vestax VMC-002XLu è stato per molto tempo il mio personale compagno di viaggio. Una costruzione ed una componentistica davvero solidissima -interamente di metallo- e di qualità, full kill sugli equalizzatori, un cross-fader a dir poco ottimo anche per cominciare a scratchare – il CF-RUS, sostituibile con il leggendario CF-PCV- ed infine la presenza di una porta USB -la quale potrà essere utilizzata per registrare i propri mixati- e XLR nel pannello posteriore. A concludere l’ottima presentazione ci pensa un look davvero intrigante, il fattore portabilità ed ovviamente l’abbordabilissimo prezzo che si aggira intorno ai 200 Euro. In poche parole, tutto l’essenziale per poter cominciare alla grande e sapendo di avere tra le mani un qualcosa di valido.
Il secondo mixer che ci sentiamo di consigliarvi è il “piccolo” -ma non di valore- Denon Dn-X120. Anche questo mixer segue la linea di pensiero del “poco ma buono”; non troviamo nessuna feature da capogiro, ma in compenso veniamo ripagati da un ottima componentistica, una pregevole qualità audio, full-kill sugli equalizzatori, un level meter a 10 segmenti, un ingresso microfonico con equalizzatore a 2 bande, fader-start ed un ben pianificato sistema di cueing. Anche in questo caso il prezzo si aggira intorno ai 250 Euro.
Cominciando a leggermente salire di prezzo -che si aggira intorno ai 300-320 euro- possiamo trovare il recente Xone 22 prodotto dall’ inossidabile Allen & Heath. Su questo mixer a 2 canali possiamo trovare una componentistica ed un suono di pregevole qualità -non dissimile da quella presente nei mixers di fascia più alta prodotti dalla stesso marchio -, un “assaggio” dei famosi filtri Allen & Heath, un equalizzatore a 3 bande con “full kill” sulle frequenze, Send-Return e molto altro.
Conclusioni
Non crediamo vi sia effettivamente molto da aggiungere a quanto non sia già stato scritto in questo articolo. Come già spiegato, il mixer è forse la strumentazione più rilevante nel setup del Dj, se non funziona correttamente o se non funziona affatto, la festa finisce in fretta la maggior parte delle volte. Infine, una scelta oculata e mirata del proprio mixer vi assicurerà una rendita ed una soddisfazione complessiva maggiore dato che quest’ultimo riuscirà ad assecondarvi nel vostro lavoro in maniera migliore.
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Bravissimo Nico.
bel tutorial, ora nessuno potrà chiedere qualcosa sul mixer ne sapranno a bizzeffe 😀
Quindi un Campionatore come un korg kaoss pad, posso attaccarlo al master del mixer???