Intervista a Giona Guidi
Oggi Webdeejay ha il piacere di intervistare Giona Guidi. La maggior parte di voi probabilmente lo ricorderanno per gli eccellenti articoli che scrive, ma ora è il momento di esplorare un altro lato di questo grande professionista, quello Dj/Producer.
Biografia
Giona Guidi (aka 50Hz), 38 anni, romano di nascita ma toscano d’adozione, un passato da modello internazionale per i più famosi stilisti ed una laurea in giurisprudenza mai sfruttata. Si avvicina alla professione nel 1988 suonando in alcuni locali della provincia di Torino e praticando l’attività di speaker in una piccola emittente radiofonica a copertura regionale, Radio Alfa. Eclettico, creativo, coinvolgente, dallo stile personalissimo ed emozionale, non ama essere catalogato in un unico genere e per questa ragione contamina il proprio sound mescolando suoni squisitamente commerciali con le tendenze progressive ed electro house più raffinate, grazie ad un sapiente uso della tecnologia e di tutto ciò che permette di creare e rielaborare la musica. Dal 2007 è endorser di Native Instruments per Traktor Scratch Pro, il sistema leader nel mercato delle soluzioni orientate al digital djing. Pubblicista e caporedattore della testata web DJ-MAG.IT in collaborazione con WEBDEEJAY.IT dedicate al mondo del djing e della produzione musicale è anche corrispondente di noti portali internazionali per tematiche relative alla nightlife, al clubbing e alla tecnologia. A partire dalla primavera 2010 ritorna alla radiofonia grazie all’esordio su Radio Deejay ed incrementa l’attività di produzione discografica remixando il singolo Never di Michael Procter (presentato al WMC2011) e costituendo il progetto 50Hz in collaborazione con Lele Cecchini e Steve Banzara.
Ci illustri il set-up col quale lavori? (Sia per il Djing, sia per produrre)
Diciamo che oggi sto subendo una piccola inversione di tendenza per quello che riguarda i miei live set. Credo di essere stato uno dei primi in Italia a introdurre un sistema software per il djing nelle proprie performance, cominciando col primo Stanton Scratch, per poi passare attraverso Torq e Serato all’ormai diffusissimo Traktor Scratch Pro. Oggi, però, faccio una riflessione che esula dalle ridondanti polemiche circa l’uso di questa tecnologia da parte dei disc jockeys. Ritengo che l’utilizzo del computer distragga moltissimo dal rapporto col pubblico e sottragga gran parte di quell’empatia e partecipazione che giudico fondamentali nei miei set. La figura del dj, a mio avviso, sta progressivamente scadendo, almeno in Italia, al ruolo di un jukebox e, l’immagine di un professionista che seleziona delle tracce in modo meccanico rimanendo statico, con gli occhi fissi sul display del proprio laptop, non fa che avvalorare questa chiave di lettura. Vorrei tornare a mettere al centro della scena il prodotto musicale e la ricerca che ci sta dietro, piuttosto che mirabolanti effetti o virtuosismi con 16 decks su 4 laptop in perfetto sync.
Per questa ragione sto tornando ad utilizzare i lettori cd, per lo meno in quei clubs dove abbiano deciso di investire un minimo in evoluzione tecnologica e mettano a disposizione, di base, una coppia di cdj-400 o i più recenti cdj-350. Quando utilizzo il Traktor 2 lo faccio in configurazione standard, ossia due decks ed effetti hipass/lowpass per compensarne l’assenza su mixer diversi dal Allen & Heath o Pioneer di ultima generazione, il tutto pilotato da un Kontrol X1 e dal mio Macbook Pro 13″
Per quanto riguarda l’aspetto produzioni discografiche ho la fortuna di aver potuto investire, insieme ai miei soci, su un ambiente dedicato ed adeguatamente insonorizzato. Non mi stancherò mai di ripetere che è inutile disporre di attrezzature da migliaia di euro se poi non si ha un buon ascolto. Ad ogni modo, il 90% della parte creativa avviene a casa, dove posso contare su un iMac i7 27″ cui è collegata una scheda audio Apogee Duet 2 che riproduce i suoni attraverso una coppia di Adam A7. Per quanto riguarda la piattaforma software devo dire che sperimento moltissimo usando DAW differenti ma, nella maggior parte dei casi, la scelta ricade su Logic.
Da dove prendi ispirazione?
La maggior parte delle volte l’ispirazione nasce dalla semplice esplorazione dei suoni. Scarrello i presets e suono qualche nota. Se un suono mi stimola provo a elaborare un qualche giretto e, se il risultato è accattivante, procedo a costruire intorno ciò che manca. Ci sono casi in cui ascolto dischi del passato o brani suggeriti da amici e amiche di tutto il mondo che, sebbene non siano legati al genere dance/club, mi rapiscono al punto da farmi immergere in quelle sonorità e mi spingono a rielaborare in modo funzionale all’ambiente discoteca.
Come è impostato il tuo Workflow, da cosa inizi quando crei un brano?
Differisce a seconda che si tratti di un remix oppure di un mio inedito. Se si tratta di un remix, il più delle volte cerco di non ascoltare l’arrangiamento originale per non esserne condizionato. Ovviamente il cantato è di per sè una grossa fonte di ispirazione, che si tratti di un remix o meno, parto dalla voce e creo degli appoggi di pianoforte che potranno convertirsi in altro suono durante lo sviluppo. Il passo successivo è il giro di basso e la linea ritmica. Gli abbellimenti, gli effetti ed il build up della ripartenza dopo un break li lascio alla fase finale.
Quando mi trovo a lavorare senza un cantato il workflow muta sostanzialmente. Parto dalla parte più elementare del groove, ossia il kick. Scorro i presets e scelgo in funzione del mio orecchio e dell’analizzatore di spettro. Procedo poi arricchendo progressivamente con suoni e incastri che lo rendano accattivante perchè parto dal presupposto che se rimarrà una traccia prevalentemente strumentale dovrà reggersi tutta sul “tiro” del groove.
Quali sono le librerie ed i plug-in che usi maggiormente?
I plug-ins variano tantissimo nella fase creativa, a differenza della fase di mastering dove , come tutti, ho una mia personalissima mastering chain che garantisce un risultato piuttosto uniforme da un progetto all’altro. Utilizzo synth come il Sylenth, Nexus, o SubBoomBass, oppure esploro le infinite possibilità offerte dalla suite Komplete 7 di Native Instruments. Una coppia di plug-in a me molto cari sono il Vengeance Side-Chain Compressor e l’Effectrix di SugarByte. A volte mi appoggio a librerie di loops o presets presenti nelle raccolte dedicate messe in commercio dai soliti noti, ma cerco di limitarne l’uso per evitare di avere suoni identici alle produzioni dei miei colleghi.
Quali sono i traguardi che hai raggiunto e quali sono state le soddisfazioni più grandi che hai avuto?
In verità provo soddisfazione ogni volta che mi trovo di fronte ad una pista. Se il pubblico risponde e riesco a trascinarli nel mio percorso musicale considero quella come una delle cose più gratificanti della mia professione, anche dopo 23 anni. Per quanto riguarda i traguardi preferisco parlare di tappe. Ad oggi ho avuto la fortuna di provare l’emozione della diretta radiofonica di Radio Deejay, ho suonato a livello internazionale in locali dove si esibiscono dj di fama mondiale, alcune mie produzioni hanno fatto qualche rumore come nel caso di Roger Sanchez che ha programmato Chic in Release Yourself e lo ha inserito nella sua compilation ufficiale, oppure Never che è stato presentato al WMC 2011 e la sera stessa veniva suonato da Dave Morales allo Shelborne. Mi auguro che le soddisfazioni possano arrivare più in questi termini che non sotto la forma di remunerazione economica, perchè un disco che vende, ma non ti qualifica professionalmente, è solo un boomerang che prima o poi torna indietro.
Qual’è la tua ambizione e che progetti hai per il futuro?
Non mi ritengo un ipocrita e, quindi, non sosterrò che il successo non mi interessa. Se un giorno avessi le capacità e la fortuna di arrivare tra i top sarei ovviamente al settimo cielo, ma allo stesso tempo mi preme dire che mi accontenterei di poter fare questo lavoro tutta la vita con le giuste soddisfazioni e il giusto riconoscimento economico. Esiste un privilegio maggiore di quello di poter fare di una passione il proprio lavoro?
Per il futuro ho già messo in cantiere alcuni progetti, dallo studio di registrazione alla realizzazione di progetti discografici di gruppo con quelli che ritengo prima di tutto grandi amici, ma anche straordinari professionisti. Questo progetto ha già un nome, 50Hz, e ne fanno parte Lele Cecchini e Steve Banzara.
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